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Il presente paper analizza congiuntamente le dinamiche di investimento dell’Italia dal 1995, per area geografica e soggetto di spesa, e la dotazione infrastrutturale, disomogenea a livello territoriale e complessivamente in ritardo rispetto ai principali Stati membri dell’UE.

Le risorse pubbliche, scarse, in forte contrazione e soggette a vincoli di bilancio più o meno stringenti, sono ormai da tempo insufficienti ad alimentare gli investimenti, specialmente quelli infrastrutturali, di cui l’Italia ha una gran fame per sostenere la domanda aggregata (nel breve periodo), ampliare i livelli di servizio, ridurre i divari economici territoriali, recuperare competitività.

A partire dall’analisi relativa alla finanziarizzazione degli investimenti pubblici, opzione abusata con speranze taumaturgiche e senza criteri di efficienza finanziaria dalla PA, il paper suggerisce il ricorso al blended funding, un mix non solo di risorse, provenienti dal pubblico e dal privato, ma anche una miscela di strumenti finanziari, di mercati, di soggetti ed intermediari, di condizioni di fruizione, di fiscalità. Il modello si sostanzia in un esercizio complesso di riconciliazione di più supporti finanziari per un unico investimento: si tiene conto delle diverse componenti dell’investimento riconciliando strumenti finanziari ed operatori coinvolti con le aspettative di redditività, i tempi di obsolescenza, i profili di rischio e la coerenza delle spese. Un nuovo paradigma dunque, applicabile anche dagli enti locali che, in una situazione di autonomia finanziaria solo apparente, all’ombra delle scelte centraliste, non riescono a far fronte ai fabbisogni dei territori e delle comunità.

investimenti, indice di dotazione infrastrutturale, blended funding