Il concetto di diversità nella professione economica ha ricevuto nuovo impulso a seguito del recente dibattito pubblico sullo stato di salute della professione indotto dal fallimento di molti economisti nell’intrepretare i segnali, nel predite od anticipare la crisi finanziaria del 2007. Il paper si propone, di fornire un contributo all'analisi di genere della professione dell’economista nelle università italiane. Si risponde ad una semplice ma non banale domanda: chi sono le economiste italiane?
In primo luogo, si va a definire una fotografia dello status quo della professione, andando ad evidenziare le differenze di genere non solo nei profili demografici e di formazione, ma anche riguardo le preferenze nelle tematiche di ricerca sviluppate e le abitudini di pubblicazione, grazie all’elaborazione dei dati raccolti tramite un questionario conoscitivo. Si vuole poi verificare come sia variata nel tempo la componente femminile che nelle università italiane ha infranto il “tetto di cristallo” nelle discipline economiche. Pertanto, si propone un’analisi specifica dei vertici della carriera accademica in Italia, andando a studiare come sia variato il profilo delle candidate ai concorsi da ordinario banditi in anni caratterizzati da diversi meccanismi di selezione (2001-2003, 2008 e ASN 2012-2013). Proprio l’evoluzione nel tempo della tassonomia della vincitrice tipo al concorso da ordinario induce ad una riflessione sul concetto di “diversità” in economia, in quanto l’identificazione di un concetto univoco di “qualità” della produzione scientifica (vedi classificazione delle riviste in fascia A) proposto dai nuovi indirizzi di valutazione dei singoli ricercatori ai fini dell’avanzamento di carriera porta inevitabilmente ad una strategia di “omologazione” per la sopravvivenza in accademia.