STOREP CONFERENCES, STOREP 2016 - Engines of growth and paths of development in the minds of analysts, policy makers and human beings

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Ragioni, negazioni e direzioni dell'intervento pubblico Logiche del processo economico in Mises e Polanyi a confronto
Riccardo Evangelista

Last modified: 2016-06-11

Abstract


Karl Polanyi e Ludwig von Mises condividono lo stesso periodo storico, lo stesso mondo intellettuale e, almeno in parte, la stessa formazione teorica. Il loro iniziale e più diretto contesto di riflessione è l’esperimento socialista della cosiddetta “Vienna rossa” (1919-1933), in cui politiche economiche interventiste avevano vistosamente limitato lo spazio del mercato. Da questa esperienza, però, trarranno conclusioni diametralmente opposte: per Polanyi quella di Vienna è la dimostrazione della necessità di regolare il meccanismo dei prezzi per ambire a una società più democratica, per Mises l’ennesimo tentativo di interferenza pubblica insostenibile e fallimentare, crollato sotto il peso delle sue inefficienze. Perché questa lettura radicalmente diversa degli stessi fatti? La ragione va ricercata in una dimensione che precede quella dell’analisi economica e si colloca nella opposta rappresentazione storico-metodologica del processo di mercato. Mises, traendo conseguenze radicali dall’impostazione marginalistica di Menger, interpreta l’azione umana come antecedente la società e quindi come causa di quest’ultima. Ne consegue che anche il mercato, in quanto realtà fattuale, sia il risultato delle azioni individuali liberamente intraprese. Ogni sua limitazione, essendo proposta da soggetti collettivistici quali lo stato che non detengono legittimazione propria, è pertanto da ritenersi un abuso che limita in modo ingiustificato e pericoloso la libertà umana. Dall’individualismo metodologico (e problematico) dell’opera di Menger si passa a un individualismo definibile come politico, che erge il liberismo non tanto a caratteristica del sistema economico, quanto a fine ultimo da perseguire indipendentemente dal contesto di riferimento. Polanyi, al contrario, propone una prospettiva istituzionalista in cui il mercato viene collocato storicamente e soprattutto indagato socialmente, a partire dai fondamenti eccezionali che lo animano. Lo studioso ungherese fa dunque dipendere l’azione individuale dal tipo di società in cui questa è collocata, negando sia l’universalizzazione dei moventi umani utilitaristici (homo oeconomicus) che la neutralità della società stessa rispetto al sistema economico che ne garantisce la riproduzione materiale. La critica ha una portata radicale e dalle ampie ripercussioni di politica economica dal momento che indaga le rappresentazioni mentali alla base della teoria liberista: scambiando una parte (la forma di mercato) per tutta l’economia umana (i diversi modi in cui le società hanno risolto il problema della sussistenza) essa rinchiude fatalmente l’umanità in una falsa gabbia deterministica, ostacolando «la realizzazione economica dei nostri ideali».


Keywords


Polanyi, Mises, mercato, sostantivismo, formalismo

Full Text: Paper Evangelista